Non pensavo che un semplice post sul “declino del pubblico” potesse destare tanto interesse, pertanto incomincio oggi ringraziando personalmente tutte quelle centinaia di persone che nei giorni scorsi hanno espresso i loro apprezzamenti, commenti, complimenti o semplicemente i loro dissensi sull’argomento trattato. Grazie di cuore a tutti davvero! Alcune vostre osservazioni sono state davvero utilissime! Proseguo dunque….. con la seconda parte dell’argomento.
Il progressivo declino del pubblico e il crescente disinteresse delle fasce giovanili nei confronti della musica classica trova la sua principale spiegazione in un dato culturale di fondo rappresentato dalla scarsa cultura musicale degli Italiani.
E’ ricorrente il confronto tra la realtà italiana e quella degli altri Paesi europei e l’esito è sempre penalizzante per il nostro Paese. In particolare rispetto a Paesi come Austria e Germania dove la musica è parte integrante della formazione di ogni cittadino di media cultura, dove è abitudine diffusa suonare uno strumento e dove ogni piccolo centro ha la sua scuola di musica e la sua banda o il suo coro, se non addirittura una piccola filarmonica. Ma anche il confronto con Paesi più “poveri” risulta penalizzante per noi. Ad esempio è opinione diffusa che i Paesi dell’Europa Orientale (es. Bulgaria, Romania…) siano musicalmente molto più colti del nostro.
L’incultura musicale degli italiani non è un dato casuale, ma appare come l’inevitabile conseguenza della scarsità di formazione musicale fornita dal nostro sistema scolastico. In Italia la formazione musicale è molto trascurata e dunque incapace di selezionare coloro che hanno talento per la professione.
Una prova indiretta viene fornita dal fatto comune a parecchi musicisti di professione, che la scelta di avviarsi ad una carriera musicale risulta quasi sempre “vocazionale” ovvero compiuta in giovanissima età per una sorta di chiamata “interiore” o per la sollecitazione di un ambiente familiare musical mente colto.
Le responsabilità attribuite al sistema scolastico in questa situazione sono enormi. Si nota con rammarico come la musica venga studiata o praticata pochissimi in particolare negli anni che sarebbero decisivi per l’apprendimento del suo linguaggio, identificati in prevalenza con la Scuola Elementare.
Siamo tutti ovviamente consapevoli che il “clima” culturale del nostro millennio sia giudicato poco favorevole alla cultura in genere ed in particolare alla “musica colta” che richiede un’ “educazione di base” per essere pienamente apprezzata e la disponibilità a dedicare tempo ed impegno all’ascolto.
Mentre oggi prevale la tendenza , soprattutto tra i giovani a forme di intrattenimento molto più facili e superficiali e di sola pura evasione. Siamo consapevoli che ci sono rispetto al passato molte più “distrazioni”, molti più stimoli, molte più opportunità di impiegare il proprio tempo “libero”, in prevalenza poco impegnative e stimolanti (dallo smartphone ai social media, alle discoteche o ai locali con musica dal vivo…).
L’egemonia televisiva ha prodotto poi una sorta di “volgarizzazione” del gusto e di analfabetismo musicale. I giovani ascoltano molta musica,la musica è quasi onnipresente nella vita quotidiana (sulle radio private, nei grandi magazzini, allo stadio…) ma si tratta quasi sempre di musica facile, “leggera”, utilizzata come “sottofondo” per rilassarsi, per “staccare”, per “non pensare”.
Alle responsabilità del sistema scolastico si aggiungono quelle degli altri agenti di formazione culturale, in particolare dei mezzi di comunicazione di massa. Lo spazio dedicato dai media alla musica colta è oggi estremamente limitato. Sui giornali della musica si parla poco, quasi esclusivamente in occasione di eventi straordinari (i grandi concerti della prima della Scala…).
Alla televisione i concerti e le trasmissioni che trattano di musica classica sono scarse, collocate in fasce orarie notturne e quasi sempre prive di un adeguato supporto esplicativo che guidi il pubblico all’ascolto e alla comprensione delle opere che vengono proposte. Una realtà assai diversa da quella di altre televisioni europee come la svizzera o la tedesca. Anche la radio in particolare RAI 3 che pure in passato ha svolto un ruolo assai positivo nella diffusione della musica classica, oggi appare peggiorata, in larga misura omologata al resto della programmazione radio televisiva.
Manca inoltre nel nostro Paese una seria politica culturale da parte delle istituzioni. La musica non è sostenuta, è considerata un’attività secondaria e inutile. La critica alla politica governativa riguarda sia l’aspetto dei programmi scolastici dove alla musica viene riservata una posizione del tutto marginale sia quello degli aiuti alle istituzioni musicali. E le istituzioni pubbliche paiono del tutto indifferenti al ritardo italiano in campo musicale e poco interessate a progetti musicali giudicati eccessivamente costosi e poco produttivi anche in termini di consenso.
Una parte di responsabilità nella situazione critica in cui si trova la musica colta nel nostro Paese viene attribuita allo stesso mondo musicale colto, alla sua eccessiva chiusura nei confronti della società e alla sua sostanziale indifferenza rispetto alla scarsa diffusione della musica.
Si denuncia poi il prevalere tra gli addetti ai lavori di una visione aristocratica ed elitaria della musica classica, vissuta talvolta con una punta di orgoglio come “passatempo per pochi eletti”. Troppo spesso la musica classica sia quella sinfonica che quella operistica viene proposta in forme antiquate e tradizionali, con uno spirito eccessivamente “borghese” orientato alla conservazione. Se questo può rassicurare le fasce più tradizionali del pubblico, certamente contribuisce anche ad allontanare le fasce più moderne e più giovani.
Aggiungo inoltre la responsabilità dei critici, che usano spesso un linguaggio da “addetti ai lavori” che tende ad escludere chi non è già esperto. Molti concordano sul fatto che oggi i critici tendono a scrivere per i “melomani” ovvero per chi è già competente e non per il largo pubblico, valorizzando esclusivamente la componente critico-interpretativa della loro professione e trascurando quella “divulgativa”. Viene in questo modo a mancare la funzione decisiva di “mediazione” tra musica colta e pubblico perché troppo spesso i critici vivono la funzione “divulgativa” come “svalorizzante” rispetto a quella più gratificante di musicologo esperto.
Un’ ultima importante critica che personalmente mi permetto di rivolgere al mondo musicale colto è quella dell’attuale scarsità di competenze manageriali che determina il prevalere di un approccio gestionale che pare troppo spesso disinteressarsi al risultato economico dell’impresa culturale. Anche dal punto di vista dell’offerta musicale sembra prevalere una scarsa attenzione al pubblico, ai suoi interessi ed alle sue disponibilità economiche. L’offerta di musica dal vivo è divenuta più rara e costosa. Ci sono poche occasioni di ascolto e i prezzi dei concerti sono troppo elevati soprattutto per i più giovani. Questo riduce le opportunità di fruire di un’esperienza che è giudicata fondamentale per accostarsi al piacere della musica. L’ascolto sul disco concordano gli esperti è quasi sempre una conseguenza dell’esperienza “dal vivo”.
Ma non voglio ancora annoiarvi con queste analisi. Concludo invece commosso, con un video che riassume in 2 minuti e 47 secondi quanto da me espresso negli ultimi due post e che oggi vorrei condividere con tutti voi: è’ la storia di un giovane musicista italiano Tommaso Zuccon Ghiotto, 27 anni vicentino, violinista di talento: il suo è uno sfogo amaro per l’estrema difficoltà di vedere riconosciute le proprie capacità a livello professionale, in una Vicenza e in un’Italia che sono indifferenti e ostili al merito e alla bravura dei giovani. (Servizio di Stefano Barcarolo, riprese e video-editing di Studio375.it.)
Ho avuto il privilegio di conoscerlo e di ascoltarlo da piccolo e da ragazzo, fino ai suoi ultimi concerti. Purtroppo…Tommaso ci ha lasciato nel luglio del 2014….. e il pubblico italiano ha perso un Grande Violinista! Buona Giornata. Maurizio Camarda
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WORK in MUSIC: PASSAPAROLA!
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