Evita di impiegare troppo tempo prima di iniziare a suonare. Grazie! ma qual è il momento giusto?
Il criterio indicativo per capire se stai prendendo troppo tempo o no prima di iniziare l’attacco del suono di una tua performance, è quando noti che i tuoi pensieri incominciano a mostrare i loro lati oscuri. Se ciò accade, significa che stai impiegando troppo tempo o non hai un modo affidabile per rimanere concentrato.
Sfortunatamente, non abbiamo un accesso consapevole alla nostra amigdala (la ghiandola del cervello che gestisce le emozioni) , quindi quando iniziamo a pensare troppo alla tecnica o cerchiamo di esercitare un controllo troppo esagerato sui nostri muscoli, interrompiamo automaticamente la capacità che ha questa questa parte del cervello di sfuggire automaticamente da ogni eventuale situazione di pericolo e di tensione, reale o immaginare che sia, provocandone come conseguente autodifesa, un blocco muscolare in tutto il corpo.
E allora? Cosa posso fare?
Sposta l’attenzione ed entra in una posizione generativa.
Prova a creare qualche movimento o rituale di routine pre-performance prima di iniziare ogni brano. Prova ad osservare, anche se non sei un amante del Basket, qualche video dei più grandi cestisti internazionali. Il tiro, in ambito del Basket, è un gesto più o meno armonico molto personale, che ha un unico fine: quello di fare canestro.
Prova ad osservare ad esempio, come i grandi campioni di fronte al cesto hanno un rituale di pre-colpo che è coerente e non varia molto da situazione a situazione. Che si tratti del terzo quarto, o del tiro libero potenzialmente vincente in una partita decisiva, il rituale che affrontano prima di ogni tentativo di tiro libero rimane esattamente lo stesso. Un po’ come il servizio dei tennisti.
La routine di tutti può sembrare diversa, ma incorporano tutti gli stessi elementi chiave e, soprattutto, sono automatici e richiedono un pensiero cosciente molto piccolo (se non nullo).
Il tiro libero , in effetti, è una delle poche situazioni nel Basket in cui le variabili e le interferenze esterne sono ridotte al minimo: ci sono soltanto il giocatore e il canestro, sempre alla stessa distanza, senza nessuna difesa, c’è il pubblico presente, la tensione della partita e ovviamente la stanchezza.
Non molto diverso dall’attacco del suono di un brano in concerto per un musicista.
Ragionare sulle routine pre-performance del nostro corpo in grado di farci entrare in una posizione generativa è molto efficace anche per i musicisti.
Provateci. Ciao da Maurizio Camarda
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