Il progressivo contrarsi del pubblico dei concerti e degli altri eventi musicali è il problema che viene generalmente indicato da tutti come la causa prima della crisi del settore musicale “colto”.
Si tratta di un problema non solo italiano ma che in Italia sembra presentarsi con una particolare gravità. Nel nostro Paese la musica classica appare distante, quasi emarginata rispetto al contesto socio-culturale. Il problema presenta due aspetti: la scarsità di pubblico, ormai in larga parte rappresentato da un’élite “matura” che appare avviata ad una progressiva e fisiologica riduzione.
l’invecchiamento “culturale” (oltre che anagrafico) di un pubblico che è in larga misura “statico” e conservativo nei gusti, poco interessato a nuove proposte e a nuove interpretazioni.
Questo secondo aspetto contribuisce ad innescare una sorta di circolo vizioso: i programmi vengono pensati per un pubblico “tradizionalista” e questo rende sempre più difficile la conquista delle fasce più giovani e moderne che avrebbero bisogno di un approccio innovativo. Il problema riguarda innanzitutto gli “eventi” – ovvero i concerti – ma si estende più in generale a tutto il mercato della musica registrata.
All’invecchiamento progressivo del pubblico corrisponde la sempre più scarsa presenza dei giovani. L’aspetto più grave della crisi è che il pubblico non si rinnova, che manca un ricambio generazionale. Il pubblico giovanile appare oggi lontano, quasi del tutto disinteressato al mondo della musica colta.
Da una parte questa distanza viene attribuita al decadimento del gusto musicale dei giovani. La musica che ha successo oggi tra i giovani viene giudicata di qualità scadente, caratterizzata da un’estrema povertà formale e da ritmi e melodie per lo più banali.
Ma nello stesso tempo è il mondo musicale “classico” che appare oggi incapace di parlare ai giovani, di interessarli, perché utilizza formule e linguaggi ancora troppo antiquati. Cultura giovanile e cultura musicale appaiono di conseguenza due mondi separati e quasi del tutto incapaci di comunicare.
Eppure il visionario e lungimirante poliedrico musicista futurista Rodolfo De Angelis negli anni trenta dettò le istruzioni per comporre una canzone di sicuro successo, in un brano intitolato:” per fare una canzone”. Pochissimi i musicisti di oggi che l’abbiano ascoltata o che ne conoscano l’esistenza.
Eccone un breve stralcio. Rodolfo .De Angelis è assolutamente un futurista geniale nella sua ironia. Studiatene le sue opere poliedriche…..magari (come è successo per me) qualcosa potrebbe ispirare anche voi (cliccate sopra l’immagine sottostante).
Concludo con consiglio per i giovani, tratto da un ‘intervista televisiva fatta a Vasco Rossi:
“Le canzoni vanno collaudate col pubblico, durante i concerti dal vivo. Bisogna avere il coraggio di proporle e quindi di valutare la reazione della gente che ascolta. Solo così capisci se erano tue “menate” mentali , viaggi personali cioè masturbazioni assurde, o se invece coinvolgono anche gli altri ed hanno un valore collettivo”
Mi piace pensare che queste parole si possano applicare un po in tutti i campi dell’arte….. incluso quello della musica classica! Buona Giornata! Maurizio Camarda
PROVATE A PENSARCI!
È un discorso complesso che non saprei da dove iniziare.
Però devo dire che, probabilmente, i tempi della vita moderna di oggi sono diversi da
solo venti anni fa. La fretta con cui produciamo e consumiamo va a discapito della qualità e quello che non costa non ha valore o ne ha poco. Non sappiamo amministrare il progresso e, incredibilmente, arretriamo. Apprezzare la musica non si raggiunge da un momento a un altro e conta molto l’esempio che viviamo. Qui network e tv non aiutano di certo. Fa qualcosa di meglio la radio.