INIZIO ATTO SECONDO:
E voi direte:………….ottima analisi e QUINDI?
Un’indagine svolta da alcune importanti riviste musicali, ha messo in evidenza una triste realtà: su 3.000 Laureati di Conservatorio, 2.700 circa svolgono un lavoro non musicale o sono in attesa di occupazione.
La totalità dei pianisti e dei cantanti, così come la maggior parte dei violinisti e un numero non precisabile di altri strumentisti, è stata preparata per esibirsi come solista (e solo di musica classica) davanti un pubblico di appassionati.
Quanti, poi, siano realmente i giovani a fare del concertismo la loro professione, è facile ricostruirlo: è sufficiente osservare i cartelloni delle organizzazioni musicali.
La maggioranza degli altri strumentisti è preparata per suonare in un’orchestra. Ma quante sono le orchestre in Italia e quante di queste sono disposte ad accogliere gli oltre 5000 nuovi Professori di ogni anno? La realtà del settore è allarmante: soppressione di orchestre, accorpamenti vari, riduzioni drastiche di bilanci. Le difficoltà occupazionali del mondo della musica classica non hanno risparmiato neppure la Germania che vanta il maggior numero di istituzioni musicali d’Europa e forse del mondo.
In Italia ci sono 43.000 luoghi di spettacolo, tra i quali 14 fondazioni lirico sinfoniche (13 in base alla legge Corona del 1967, alle quali si è aggiunta poi l’Accademia di Santa Cecilia), 13 Istituzioni Concertistico Orchestrali; 27 teatri di tradizione.
Ma vediamo la situazione lavorativa occupazionale :
14 FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE : con in media 461 dipendenti (a tempo indeterminato) a testa, con il picco della Scala di Milano (808 dipendenti) e dell’Opera di Roma, una portaerei con 633 marinai tra dirigenti, amministrativi, artisti e tecnici. (ma i professori d’orchestra occupati a tempo indeterminato sono 1554 e 1162 coristi )
27 TEATRI DI TRADIZIONE: I teatri di tradizione, eccetto Catania, non hanno un’orchestra stabile, per cui si servono delle Istituzioni Concertistico-Orchestrali, che contano un organico di circa 650 strumentisti tra personale fisso e precario o di altri complessi semi-stabili con 300 addetti circa.
13 ISTITUZIONI CONCERTISTICO ORCHESTRALI che assorbono circa 650 lavoratori professori d’orchestra
OLTRE AD UN CENTINAIO DI ORCHESTRE AUTO-GESTITE ED OCCASIONALI che non sono assolutamente in grado di assicurare un lavoro continuativo.
Possiamo affermare che gli orchestrali degli Enti lirici sono 1554 mentre i coristi 1162 per un totale di 2716 occupati. Calcolando un errore di stima del 5%, si può affermare che il totale dei dipendenti degli Enti lirici, delle Istituzioni Concertistico-Orchestrali e dei complessi semi-stabili, di presenta con 3766 musicisti assunti tra orchestrali e coristi.
Attenzione ora al ragionamento!…….: se sommiamo alle cifre soprariportate, anche il numero dei docenti occupati nei Conservatori, negli Istituti Musicali Pareggiati, nelle Scuole Medie ad indirizzo Musicale e nei Licei Musicali:
5600 insegnanti in 54 Conservatori
1400 insegnanti in 22 Istituti pareggiati
2000 insegnati in 500 Scuole medie ad indirizzo musicale
200 insegnanti circa utilizzati nei 37 Licei Musicali
DALLA SOMMA OTTENIAMO che l’intero settore della musica occupa 12966 unità lavorative!
SBALORDITIVO: il numero complessivo degli occupati nel settore musicale, corrisponde quasi a quello dei Laureati che i Conservatori e gli Istituti Pareggiati, licenziano in meno di TRE ANNI.
Continuando a ragionare per puro paradosso: anche se tutti gli orchestrali italiani occupati, venissero licenziati in tronco e fossero rimpiazzati dai laureati usciti da una sola annata di Conservatorio, ci sarebbero ancora 2234 ragazzi a spasso!
Ma quando parliamo di crisi del settore che cosa intendiamo?
La parola crisi è troppo generalizzante e viene usata ultimamente troppo spesso nel nostro settore e a volte senza riflettere. Difatti, sentiamo continuamente che c’è crisi di lavoro, che sono in crisi gli assessorati, le regioni, gli enti Lirici, i Conservatori, le Case discografiche, e quelle editrici.
Ma sarà la verità? Il mondo dell’occupazione musicale, non è solo formato da Conservatori, Enti Lirici ed Orchestre, ma anche da una serie di altri mercati.
La cosa che più mi sorprende durante alcuni miei seminari è di apprendere che l’unico sogno lavorativo del neodiplomato sia solo quello di suonare lo strumento che lo ha impegnato per tutto il corso di studio o di insegnarlo. All’interno di queste due categorie si va: dall’essere assunto alla Scala , all’eseguire il CONCERTINO da solista nelle orchestrine occasionali, dall’avere una cattedra in Conservatorio, a dare lezioni di pianoforte al vicino di casa.
Allorquando questi spazi, com’è appunto la situazione attuale, non sono più ricettivi, non resta che dedicarsi a lavori completamente diversi. Il numero dei musicisti transitati in altre attività non musicali, purtroppo, è in continua ascesa.
Da un’analisi approfondita da me condotta, sulle cause che determinano il passaggio di musicisti ad altri campi lavorativi, è risultato che i giovani ignorano quante e quali possibilità lavorative vi sono nel settore musicale, dove, oltre ai Conservatori, Enti lirici, Teatri ed Orchestre, esistono molte altre attività, alcune delle quali in via di forte sviluppo è sufficiente dare un’occhiata ad altri dati per capire che esistono occupazioni sempre in campo artistico.
Il numero occupati nelle Attività Culturali in Italia è circa : 1.400.000 (circa 5,5 % totale occupati) tra i quali si comprende sia l’industria creativa (design, architettura, comunicazione, artigianato – che occupa oltre 700.000 persone), sia l’industria culturale (tv, cinema, radio, stampa di libri e musica, videogame, ecc ..) che ne occupa oltre 500.000), che lo spettacolo dal vivo (teatro, danza, performing arts, concerti musicali, ecc), che il patrimonio (musei, biblioteche, archivi – che occupa 17.000 persone), che le arti visive (produzione di pittura, scultura, videoarte). Il numero complessivo degli occupati nella cultura supera quello di molti altri settori produttivi, tra cui quello dei lavoratori dei trasporti o delle meccanica. (fonte Symbola – Unioncamere, giugno 2011)
Numero realistico occupati nello spettacolo: 120.000-140.000 unità (stima CReSCo, febbraio 2012)
Tra questi: 65.000 specialisti in discipline artistico-espressive (attori, cantanti, ballerini, registi, sceneggiatori, direttori artistici, coreografi, compositori, direttori d’orchestra, strumentisti) (fonte Isfol – Ministero del Lavoro, 2011) e altrettanti tra tecnici e impiegati amministrativo -gestionali.
Fatturato complessivo del settore dello spettacolo dal vivo (teatro, danza, concerti musicali, performances): circa 3,5 miliardi di euro (0,25% del PIL italiano)
Numero imprese in Italia: circa 4.400.000, di cui circa il 90% ha meno di 15 dipendenti, la media è di 4 dipendenti per ogni impresa (dati Istat e Confcommercio)
Imprese di spettacolo dal vivo sono localizzate per il 50% circa al Nord, il 30% circa al Centro, il 20% circa al Sud (dati CNA Cultura e Spettacolo)
In Italia ci sono 43.000 luoghi di spettacolo, tra i quali ci sono 14 fondazioni lirico-sinfoniche, 27 teatri di tradizione e 69 teatri stabili (dati CNA Cultura e Spettacolo).
VENGONO PRODOTTI 190.000 spettacoli ogni anno!
Costo medio del biglietto per il teatro e la danza: euro 13,50 (per la lirica il costo medio del biglietto è 38 euro) 21 italiani su 100 vanno a teatro, almeno una volta all’anno (43% leggono un libro, 58% vanno al cinema, 94% guardano la tv)
Non ditemi che non lo sapevate,……… (più che altro ditemi che nessuno ve lo ha mai insegnato!)
La prima difficoltà che un giovane musicista viene ad incontrare in questo caso , è quella innanzitutto di acquisire le competenze che generalmente vengono chieste in questi nuovi mercati e figure professionali. Competenze che esulano dalla preparazione data dai conservatori, e non tanto perché il campo di applicazione sia ristretto, ma per l’orientamento particolare che da più di un secolo i nostri Conservatori hanno adottato ( nonostante la loro trasformazioni in Università) : LA MONOCULTURA.
Il cuore dell’insegnamento in Conservatorio è la pratica dello strumento musicale, e fin qui niente da eccepire, i guai sono cominciati quando si è irrigidito il curricolo, come se tutti quelli che incominciavano a suonare uno strumento dovessero porsi l’obiettivo di diventare un POLLINI o un POGORELICH.
RAGAZZI SVEGLIA!!!!!!!: Questo è il vero problema!
Perché il mondo musicale non ha bisogno di concertisti ( ce ne sono già troppi! ) ma ha necessità di nuove professionalità e di nuovi settori di mercato collaterali se vuole vuole espandersi e se vuole sopravvivere al Terzo Millennio. Bisogna capire innanzitutto che nel lavoro di oggigiorno, sono cambiate le antiche abitudini:
Come ad esempio, in passato uno studente decideva per esempio di diplomarsi in violino, sapendo che prima o poi avrebbe insegnato o suonato in qualche orchestra! Oggi invece, nessuno può scommettere sul lavoro che farà dopo aver conseguito il diploma o la laurea, e quanto questo differirà dagli schemi standard della professione che effettivamente troverà. Una cosa comunque sembra certa. I giovani devono prepararsi a svolgere lavori che oggi neanche si immaginano.
In altri termini , bisogna imparare ad essere flessibili e a costruirsi una serie di competenze da affiancare alla propria preparazione scolastica od accademica, per svolgere un ruolo attivo sul mercato del lavoro.
Oggi l’era della flessibilità sostituisce l’era della tutela del lavoro, e l’obiettivo finale è diventato: lavorare in un mondo che cambia. E’ positivo il fatto che il passaggio dalla tutela alla flessibilità costringe anche il lavoratore e il giovane musicista in cerca di lavoro ad un ruolo più attivo e più consapevole delle scelte da compiere . Un giovane non potrà più diplomarsi ed aspettare passivamente che l’ente o l’organizzazione in cui verrà assunto gli faccia fare qualcosa.
Il “pezzo di carta”, la Laurea , servirà sempre come elemento per compiere una prima scrematura tra i giovani da assumere: ma non sarà più sufficiente. Oltre ad avere questo, bisognerà dotarsi di una cultura il più possibile ampia, non tanto ultra specializzata, in senso “verticale”, ma formata su filoni molto aperti, molto “orizzontale”.
Sarà necessario inoltre inventarsi nuovi lavori di nicchia o che richiedono competenze interdisciplinari, imparare ad essere creativi, molto più che in passato.
Insomma, la figura tradizionale dello studente di conservatorio che per almeno sette-otto anni, suona e legge solo partiture musicali, ed ignora che cosa accade nel mondo che lo circonda, non potrà più esistere.
Altro mito che sta cadendo è quello del “lavoro a vita , ”ma questo lo sappiamo già tutti, visto che ormai anche nel mondo ministeriale si rischia di perdere il posto.. Bisognerà diventare sempre più imprenditori di se stessi; imparare a cambiare lavoro.
Tutti gli aspetti legati alla flessibilità del tempo di lavoro assumeranno crescente importanza negli assetti delle imprese o delle organizzazioni musicali nella società del futuro.
Da tutto ciò si capisce come oggi il mondo del lavoro stia entrando in una “trasformazione di dimensioni epocali”.
I prossimi cinque-dieci anni saranno cruciali per il settore musicale, perché molti aspetti verranno riconfigurati e ridistribuiti .
Il compito di noi insegnanti, qualunque sia lo scenario futuro della musica, dovrebbe essere quello di incoraggiare e aiutare i giovani, che devono decidere la propria strada, di:
n cercare di raggiungere una cultura superiore, non specialistica in senso verticale, ma con aperture verso nuovi campi, nuove discipline.
Imparare ad essere flessibili, esercitare la fantasia e utilizzare la propria intelligenza come la risorsa più preziosa.
E dopo aver fatto capire questo ai giovani, diventa indispensabile farli riflettere facendoli osservare queste opportunità anche dal punto di vista formativo e dei reali sbocchi professionali, per cercare di colmare la distanza tra aspirazioni e realtà!
RICORDATE: CHE NESSUN VENTO AIUTA COLUI CHE NON HA PORTO A CUI DIRIGERSI ! (Buona Fortuna) ……..
PS: ma se continuerete a seguirmi vi spiegherò come fare! Maurizio Camarda
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