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“Non basta avere grandi qualità, bisogna saperle amministrare” (F. De Roche Foucauld 1613 – 1680)

Qualche settimana fa l’amico Simone Pacchiele (bravissimo Coach),  mi  ha ricordato che  “siamo stati educati  sin da piccoli ad orientarci su ciò che generalmente non vogliamo nella vita, piuttosto che su quello che vogliamo e che  la cosa interessante è  che la  nostra mente   trova sempre  dei modi sottili di decidere quello che vuole  in base a  ciò che non vuole”. Questa bellissima lezione sul modo corretto di porre l’attenzione interiore, mi ha fatto venire in mente una storiella che realmente mi è accaduta e che intendo condividere con voi.

Tra i miei compagni di studi musicali e amici vi era ad Adria Giampaolo Andreolli, figlio del celebre tenore  lirico internazionale Florindo Andreolli.  All’epoca studiavamo il violino con lo stesso Maestro Vito Prato.

Per chi è un po’ più giovane di me, ricordo che Florindo Andreolli fu un tenore lirico d’una vocalità tecnicamente  straordinaria.” Iniziò la sua importante carriera internazionale nel 1951 come comprimario a fianco di grandi cantanti, come Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Alfredo Kraus, Leo Nucci, Joan Sutherland, Renata Scotto, Nicolai Ghiaurov e con la direzione di grandi direttori: Tullio Serafin, Lorin Maazel, Riccardo Chailly, James Levine, John Barbirolli, Claudio Abbado.  Era un tenore versatile dal vasto repertorio che comprendeva 121 opere di oltre sessanta compositori.  Naturalmente aveva inciso per le maggiori case discografiche internazionali del settore classico, come Decca, EMI, Cetra, RCA, CBS e Sony.

Spesso trascorrevo qualche pomeriggio assieme a  Giampaolo nella loro bellissima residenza di Adria, (oltre alla musica, era la passione per gli argomenti di pesca nei fiumi che ci accomunava). Qualche volta si pranzava assieme al fratello e alla mamma (una vera fuoriclasse della cucina).

Un giorno, era presente anche il padrone di casa il Grande Florindo, cosa assai rara, perché sempre impegnato in lunghissime tournee in giro per il mondo. Vi era un grande rispetto reciproco con il M° Andreolli. Io lo consideravo come uno tra i più bravi tenori del mondo e lui mi stimava come giovane serio e studioso violinista amico di suo figlio. Approfittai di quell’occasione per confessargli che in quel periodo mi sentivo scoraggiato.

Ero prossimo al diploma di violino, e notavo che il mio interesse di studio si stava spostando sempre più anche sulla viola. Talvolta sul violino, mi sentivo insicuro sulla precisione dell’intonazione di alcuni passaggi virtuosi quando suonavo  nelle posizioni acute, mentre stranamente, questo non mi accadeva quando suonavo la viola pur affrontando partiture molto difficili.

Attribuivo la colpa alla grandezza della mia mano, alla sua eccessiva sudorazione e ai polpastrelli delle dita, che consideravo troppo grossi.  Tutto ciò mi rendeva sempre più nervoso, specialmente quando studiavo il quarto concerto di Vieuxtemps per violino e orchestra che avrei dovuto eseguire da lì a poco.

“Non imparerai mai nulla se non sei pronto ad accettare te stesso completamente….  e smettila di porre la tua attenzione sull’intonazione! “”, rispose prontamente il M° Andreolli: “anziché pensare all’intonazione quando suoni il violino, concentrati sulle cose che ti riescono meglio, e  ricordati  quanto ti dico: tutti i musicisti  hanno limiti fisici e mentali da affrontare.”

Facile da dire queste cose nelle sue condizioni, risposi. “Se esiste un uomo sulla faccia della terra, nato con tutte le doti per diventare un grande cantante lirico, questo è proprio lei Maestro”.

Florindo rise e mi mandò a quel paese con una colorita espressione dialettale veneta.  “ Sto per dirti  qualcosa che pochi sanno. Io sono diventato ciò che sono, proprio  grazie ai  i miei limiti “.

“Caro giovane amico ascoltami: erano  gli anni che i tenori dovevano essere  fisicamente alti e  possenti, in modo da riuscire a  riempire la scena con la sola presenza. Io invece, a parte la voce naturale che Dio mi ha voluto donare, come vedi sono molto piccolo di statura.  Ho accettato però le mie limitazioni per quelle che erano e le ho trasformate in una risorsa. “Tu devi imparare a fare la stessa cosa.”

In effetti, Florindo non interpretò mai nella sua vita il ruolo di “Radames”, ma ebbe l’intuito e l’intelligenza di dedicarsi e specializzarsi in ruoli “cosiddetti” “minori” o di comprimariato. Ruoli che musicalmente e scenicamente sono assai difficili da interpretare perché sia il compositore sia il librettista evidenziava sempre con dovizia il loro carattere nell’opera.  In questi ruoli, la statura e la stazza del tenore diventano secondari, rispetto alla profonda conoscenza dell’arte scenica che è richiesta al tenore, oltre alla sua solida tecnica vocale, naturalmente.

“Invece di provare a fare ogni cosa  e a farla bene, cerca la perfezione  e concentrati solo in quelle cose che riesci a fare meglio. Sebbene alcuni grandi maestri abbiano dedicato tutta la vita a padroneggiare centinaia di passaggi tecnici di tutti i tipi per riuscire a impadronirsi di diverse identità stilistiche, concentrati solo su quelle che ti vengono naturali e spontanee e falle crescere al massimo delle tue possibilità!”

Fu una grande lezione di vita. Raggiunto il diploma di  violino  mi dedicai immediatamente in ciò che mi veniva naturale e  superai  in pochissimo  tempo  anche il diploma  di Viola.  Rividi qualche tempo dopo Florindo sempre a casa sua.  “Ti ricordi quella volta che ti ho parlato dei miei limiti?” mi chiese. “Beh!  oltre alla mia statura sono anche limitato nel parlare le lingue, ma sto cominciando a ripassare il Boris Godunof  di Mussorgsky  perché lo devo eseguire  alla Scala diretto da Claudio Abbado con  Ghiarov e Raimondi.  Sono quasi tre ore di partitura in Russo, …. secondo te le mie capacità superano i miei limiti? ”

In effetti, le capacità  artistiche di Florindo erano tali da superare i suoi limiti stessi e fino alla sua morte, è stato uno dei più grandi interpreti del mondo della lirica abbia avuto. La sua carriera illustra perfettamente quanto m’insegnò durante quelle nostre brevi conversazioni: se scopriamo e miglioriamo i nostri punti forti, questi finiscono per vincere le nostre debolezze.

FU UNA GRANDE LEZIONE!….. GRAZIE FLORINDO! Maurizio Camarda

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