Ciao da Maurizio,
non mi stancherò di ripetervelo, ma anche nella classica, almeno il 25% del valore di un artista è rappresentato dalla sua reputazione. Oserei addirittura dirvi, che la reputazione nel XXI secolo è talmente importante da poter rappresentare un nuovo tipo di economia: la “reputation economy”.
Secondo il “Global Web”, quasi 7 italiani su 10 sono online quasi continuamente e utilizzano la Rete per crearsi una opinione informata su fatti, servizi, aziende, persone.
Sette persone su 10 cercano su Internet il nostro nome prima di incontrarci per lavoro, scelgono un ristorante guardando le recensioni, cercano un evento o una manifestazione leggendo cosa ne pensano altri utenti della Rete, cercano il vostro curriculum prima di venirvi ad ascoltare. In altre parole, utilizzano quello che si trova sulla Rete per giudicarvi su quello che fate o che producete.
Ma c’è di più, solo meno del 10% dei consumatori crede alla pubblicità e al marketing, ma oltre l’81% crede alle recensioni che trova online come fossero consigli di vecchi amici. E’ davvero pazzesco!
Quando parlo di queste cose durante i miei seminari di “coaching in music”, talvolta vedo alcune facce di musicisti assolutamente meravigliate e stupite. Allora comprendo forse che per alcuni di noi, non è così scontato rendersi conto di come la nostra reputazione possa davvero fare la differenza tra chi ha successo e chi no.
Quello che dobbiamo fare allora è chiederci: ma qual è davvero la mia reputazione e come mi vede chi mi cerca online? E poi, cercare di comprendere quali siano le azioni giuste e gli strumenti validi per migliorarla. I cambiamenti della società sono purtroppo velocissimi: benvenuti nell’era della “REPUTATION ECONOMY”
Buona Vita a tutti da Maurizio Camarda
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